L'ARCHITECTURE VERNACULAIRE

 

 

ISSN  2494-2413

TOME 44-45

2020 - 2021

Sergio Gnesda

MANUFATTI AGRICOLI IN PIETRA A SECCO SULL'ISOLA DI CHERSO (CROAZIA)

 

Premessa

La città di Cherso / Cres, capoluogo dell'omonima isola, è situata in una baia circondata da dolci pendii sui quali si possono vedere innumerevoli muretti a secco ad uso agricolo. Questo articolo prende in esame le opere di due aree corrispondenti al percorso n°4 della guida Cherso e Lussino - Le isole della bora: escursioni, storia e natura dell'arcipelago delle Absirtidi. La prima zona è pianeggiante vicino al mare, la seconda è un pendio collinare sul lato opposto della baia.

Per creare i campi era stato necessario rompere lo strato roccioso superficiale e sfruttare il materiale ottenuto sotto forma di muri o ghiaioni. Nelle parti pianeggianti, enormi muri delimitano tuttora le proprietà ed evitano l'erosione causata dalle piogge e dai forti venti. Attorno ad ogni olivo veniva lasciato un spazio rotondo di terra mentre tutta la parte restante veniva ricoperta di ciottoli che impedivano la crescita di piante nocive e rilasciavano nel terreno, durante la notte, l'umidità della brezza marina. Le strade (ciottolate o in terra) erano anch'esse luoghi di accumulo di pietre e fiancheggiate da mura possenti e ben rifinite. Sul versante delle colline, la trasformazione del terreno roccioso in terreno agricolo è avvenuta con la creazione di terrazzamenti mediante muri di contenimento. I muri orizzontali erano incrociati da potenti muri perpendicolari dove si accumulavano grandi quantità di pietre.
I muri hanno definito le proprietà e rafforzato la coesione dell'insieme delle opere in pietra.

Tutto il lavoro di spietramento e di sistemazione veniva svolto con la sola forza delle braccia così come la cura degli ulivi e delle viti situate nelle rare doline e piccoli appezzamenti di terreno.

Abstract

The town of Cres, the capital of the island of the same name, is located in a bay surrounded by hilly slopes on which countless dry stone walls for agricultural use are visible. This article examines the walls of two areas corresponding to route 4 of the guidebook Cres and Lošinj - The Bora Islands: Excursions, History and Nature of the Absirtides Archipelago. The first area is a flat area near the sea, the second is a hilly slope on the opposite side of the bay.

To create fields, it was necessary to break the surface rock layer and to take advantage of the material obtained in the form of dry stone walls or clearance heaps. In the flat areas, huge walls defined the property boundaries and prevented erosion caused by rain and strong winds. A round of soil was left around each olive tree while the remaining part was covered with stones that prevented the growth of weeds and released the moisture of the sea breeze into the soil at night. The roads (paved or earthen) were also places of accumulation of stones and lined with powerful and well-finished walls. On the hillsides, the transformation of the rocky soil into agricultural land was done by building terraces. with retaining walls. These horizontal walls were interspersed with powerful perpendicular walls where large quantities of stones were accumulated. The walls defined the properties and reinforced the cohesion of the whole stone structures.

All the stone clearing and wall building was done by hand, as well as the care of the olive trees and vines in the few dolines and patches of land.

Questo articolo riguarda due aree con manufatti in pietra a secco per uso agricolo dell'isola di Cherso / Cres nella baia del Quarnero (Adriatico). Esse sono
- da un lato il percorso 4 della guida Cherso e Lussino. Le isole della Bora : escursioni, storia e natura nell’arcipelago delle Abirtidi, opera collettiva, Ediciclo Editore, 2021, 240 p.,
- dall'altro l'area intorno alla strada per Valun di fronte alla Marina de Cherso.

Nota: Le parole in corsivo prima della barra obliqua appartengono alla variante del dialetto istriano-veneziano dell'isola; le parole in corsivo dopo la barra obliqua appartengono al dialetto croato čakavo dell'isola (es: masiere / gromače = muri semplici).

 

 

1- Presentazione


L'isola di Cherso misura, da nord a sud, 65 km di lunghezza. È la più grande delle isole dalmate con 405,7 km2 e la più settentrionale. È tagliata dal 45° parallelo.
 

Fig. 1 – Cherso / Cres e Lussino / Lošinj. Fonte : http://suhozid.giscloud.com/ (Bing Map satellite. Microsoft Corporation).

 

In tutta l'isola, la terra è scarsa e piuttosto povera. La terra rossa, che trattiene l'acqua più a lungo, rende le doline un ottimo terreno coltivabile. La porosità del suolo carsico determina una situazione di siccità perenne dove sorgono torrenti durante i violenti temporali estivi. L'acqua è quindi un bene prezioso che viene raccolto in superficie e immagazzinato sia in stagni per animali (lokve) che in cisterne per l'uomo (šterne).

 

L'altro elemento che ha un forte impatto sul territorio è la bora: le aree soggette alle sue forti raffiche sono debolmente antropizzate e quasi prive di vegetazione.

 

L'isola di Cres fa parte della Repubblica di Croazia.
 

 

2 - La coltivazione dell'olivo

Sull'isola di Cherso è stato necessario rompere uno strato di calcare per trovare un po' di terra. L'enorme quantità di pietre estratte è servita a formare l'infrastruttura in pietra a secco caratteristica dell'isola.

Nei primi decenni del Seicento Venezia decise di aumentare la produzione di olio estendendola alle regioni dell'Istria e della Dalmazia, per proprio interesse economico e per sopperire alla scarsità del prodotto proveniente principalmente dalla Puglia. Quando Alberto Fortis, naturalista e viaggiatore, sbarcò nell'isola nel 1771, descrisse la varietà delle coltivazioni che occupano i terrazzamenti e, dalla produzione di olio calcolata intorno ai 2.000 ettolitri l'anno, si puo' dedurre che l'olivo era il pianta predominante. Nel 1853 erano attivi 24 frantoi da novembre a giugno.

 

Fig. 2 - Il percorso 4 inizia a fianco dell’eliporto H e prosegue verso l’edicola votiva (S V), poi gira a sinistra verso la dolina (DOLINA) per ritornare verso l’eliporto H. Fonte : http://suhozid.giscloud.com/ (Bing Map satellite. Microsoft Corporation).

 

Oggi, più di un centinaio di famiglie coltivano circa 130.000 ulivi intorno alla città di Cherso su circa 600 ettari (da ricordare che che cento anni fa erano coltivati 300.000 ulivi in tutta l'isola). La produzione media, molto variabile ogni anno, si aggira intorno ai 60.000 ettolitri. Dalle due varietà autoctone di olivo, simjaca / slivnjača e plominka, si produce un olio extra vergine di oliva, famoso per il suo sapore speciale.

 

Fig. 3 - Dietro gli ulivi, si erge un cumulo di sassi (alcuni dei quali raggiungono anche i 5 metri di altezza). © Sergio Gnesda, 2018

 

 

3 - Les vrtići 

 

Il vrtić (area rotonda di terra e sassi intorno al tronco dell'olivo) ha diverse funzioni:
- i sassi attorno proteggono la piccola porzione rotonda di terreno dall'erosione dell'acqua piovana e dalle forti raffiche di bora;
- nelle pietre circostanti, l'umidità della notte (soprattutto durante la brezza marina) si condensa e viene poi assorbita dalla terra:

- la grande massa di sassi che ricopre quasi tutta la superficie del terreno intorno ai tronchi degli ulivi, impedisce la crescita delle erbe infestanti.
 

Fig. 4 - Le rocce ed il pietrame lasciano ben poco spazio per la terra degli orticelli. © Sergio Gnesda, 2018

 

 

4 - Le masiere / le gromače, i masieroni / i menici, la graja e il klanec

Les masiere / gromače sono muri semplici che possono essere a semplice o doppio spessore.
 

Fig. 5 - Masiera a doppio spessore. © Sergio Gnesda, 2018

 

I masieroni / menici sono costituiti da un alto e possente muro centrale fiancheggiato da un più piccolo contromuro da un lato e dall'altro da un ammasso più o meno alto di pietre. Spesso i masieroni poggiano su uno spesso basamento composto anche lui da grosse pietre. Masiere, masieroni, strade campestri e viottoli definiscono i confini delle proprietà.

 

Fig. 6 - Masierone con l’alto muro di pregiata fattura, fiancheggiato da un secondo muro basso, quasi un sentiero. © Sergio Gnesda, 2018.

 

 

Fig. 7 - Masierone fiancheggiato da un secondo muro basso da una parte e dall’altra da un accumulo di pietre. E’ stato tagliato dalla strada campestre. © Sergio Gnesda, 2018

 

La graja è un appezzamento di terreno tra due masieroni e due masiere, oppure tra due masieroni, una masiera e un viottolo di campagna. 

 

Fig. 8 - Due graje delimitate da due masieroni / menici, dalla masiera sul fondo e dalla strada in primo piano. © Sergio Gnesda, 2018

 

Il klanec è un viottolo percorso dall'uomo o da animali. Spesso è fiancheggiato da due masiere.

 

Fig. 9 - Klanec racchiuso fra due masiere. © Sergio Gnesda, 2018

La suddivisione delle proprietà all'interno delle graje e nelle aree aperte, specie quando queste ultime sono esposte alla bora e alla tramontana, avviene mediante muri ad un solo spessore la cui struttura è insensibile alle raffiche di vento. La tecnica costruttiva è complessa e particolare. Le pietre rimangono aggianciate tra loro per la loro gravità, la rugosità relativa dei punti di contatto e grazie all'opportuna scelta della posizione del loro baricentro. Il risultato è un muro, "merletto", che lascia passare le raffiche di vento e le cui pietre non si muovono.

Fig. 10 - Il «merletto» del muro in pietra a secco sulla strada per Valun. Il muro non solo regge alle forti raffiche di bora e tramontana ma ha resistito alla demolizione della parte tagliata dalla strada per Valun.© Sergio Gnesda, 2018.

 

Ma ci sono anche dei muri insoliti, che si vedono numerosi nelle isole del Golfo del Quarnero. Questi muri sono divisi in tre livelli. La parte inferiore è circa la metà dell'altezza totale. Essa è a doppio spessore (muro doppio/duplica) con pietre di piccola taglia. La parte centrale, a spessore unico (muro ugnolo/unjulica), è costituita da pietre molto più grandi. La parte superiore, sempe ad unico spessore, è in pietre a taglia intermedia. Questa soluzione permette di posizionare alla base del muro una grande quantità di piccole pietre, pietre che altrimenti sarebbero state messe in un mucchio (masiera/gromača), sottraendo così superficie al seminativo.

 

Fig. 11 - Esempio di muro inusuale in pietra a secco (a tre spessori). © Tanja Kremenić, 2019

 

I muri che delimitano le strade campestri sono molto robusti e sempre ben rifiniti, soprattutto nel lato interno della strada. Per questo tipo di muro venivano chiamati muratori esperti nell'arte della pietra a secco. La monumentalità del sistema muro-strada deriva dal fatto che in molti casi con la costruzione della strada si é potuto inserire nel terrapieno molte pietre che altrimenti avrebbero rubato superficie all'agricoltura. Inoltre, l'estrazione di pietre superficiali ha permesso spesso di recuperare un po' della terra sottostante.

 

Fig. 12 - Strada campestre acciottolata nel perimetro del circuito. © Diana Gnesda, 2018

In alcuni casi la strada è ciottolata, cioè lastricata di piccole pietre (cogoli/koguli), grazie all'ambizioso programma di "strade di comunicazione" messo in atto da Napoleone I tra il 1797 e il 1813, durante i tre brevi periodi di annessione delle province illiriche alla Francia. Nelle isole di Cherso e Lussino, in particolare, sono state costruite strade costiere ciottolate per accedere a città e villaggi che potevano essere raggiunti solo via mare. La flotta inglese aveva posto il blocco marittimo sull'Adriatico e le sue navi pattugliavano gli stretti intorno alle isole. 

Fig. 13 - Bellissima strada costiera "ciottolata" (Gausa / Gavza – San Salvador / Sv. Salvadur). © Lucia Bubnich, 2011.

 

Sui muri o lungo i sentieri erano incastonate pietre e mensole, sulle quali i contadini riposavano o depositavano i loro fardelli. Anche una roccia o una bella pietra, posta all'incrocio, potevano fungere da luogo di riposo o di incontro ma anche di convivialità.
 

Fig. 14 - Piccola edicola votiva datata 1934. E’ indicata nel percorso della figura 2 con S V. (Sanctuaire Votif) © Sergio Gnesda, 2018

 

 

5 - La grande dolina terrazzata

Le doline sono molto diffuse nell'isola e, come in tutte le aree carsiche, creano un ecosistema submediterraneo molto adatto all'uso agricolo. Possono raggiungere i 100 metri di larghezza.

La grande dolina terrazzata di Cherso si trova all'angolo opposto dell'inizio dellitinerario 4 (DOLINA). Ha forma ellittica, circondata da tre ordini di possenti terrazzi che danno all'insieme l'aspetto di un grande anfiteatro. Nella parte alta dei terrazzamenti, dove è presente un lungo menik che circonda parte della dolina, essa misura circa 90 x 85 metri, mentre la parte pianeggiante misura 33 x 55 metri. I muri che sostengono i terrazzamenti sono opere ben rifinite. A Cres, sono chiamati barbacani / barbakani. Nella parte pianeggiante crescono ulivi vecchi e robusti (fig. 15) mentre nei terrazzamenti i numerosi ulivi sono un po' più giovani (fig. 16).

Fig. 15 - Sul lato destro della dolina i barbacani sono larghi quasi come i terrazzamenti. © Diana Gnesda, 2018.

 

 

Fig. 16 - Sul lato sinistro i barbacani sono più numerosi ma meno possenti. © Diana Gnesda, 2018

 

La forma e la disposizione dei terrazzamenti ricordano l'antica presenza della viticoltura sul versante costiero del carso triestino. Se abbiamo cercato invano tracce di vitigno nella dolina, abbiamo trovato invece segni di viticoltura: la traccia lasciata da un liquido verdastro sulla parete di una vasca in pietra. Nei terrazzamenti vicino al mare, questa tipo di vasca in pietra veniva utilizzata per preparare sul posto il solfato di rame, così da evitare di dover trasportare la soluzione dall'altopiano ai filari di viti sottostanti.

A Cherso, come nelle altre isole della Dalmazia, le viti furono attaccate tardivamente dalla fillossera (dopo il 1894). La messa a coltura in Europa di vitigni resistenti e la conclusione di trattati commerciali fortemente penalizzanti per i vini dalmati, oltre all'arrivo della fillossera sull'isola, sono stati causa di radicali cambiamenti nel paesaggio agrario. Il poco vino ottenuto a costo di enormi fatiche non era più redditizio. Molti vigneti furono trasformati in uliveti o frutteti e altri furono completamente abbandonati per essere invasi dalla vegetazione mediterranea. Un gran numero di viticoltori e le loro famiglie emigrarono, principalmente nelle Americhe, in Australia e in Nuova Zelanda.
 

Fig. 17 - Vasca in pietra, rivestita internamente con malta cementizia, utilizzata per la raccolta dell'acqua piovana. I rami impediscono l'accumulo di foglie, portate dalle raffiche di bora e tramontana. Sono ancora visibili tracce di solfato di rame. © Sergio Gnesda, 2016

 

Sul lato della collina sovrastante la Marina di Cherso, si vede, sul versante del colle opposto, una "infinità di mura" poste a monte e a valle della strada per Valun. Si tratta di terrazze parallele che, seguendo la linea della costa, assieme alle pareti perpendicolari che salgono dal mare verso l'alto, definiscono le proprietà. L'intera collina è dedicata alla coltivazione degli ulivi.

 

Fig. 18 - I terrazzi ed i barbacani davanti alla Marina di Cherso. © Sergio Gnesda, 2018

 

 

Fig. 19 - I muri di sostegno ed i terrazzamenti della parte verso il mare. © Sergio Gnesda, 2018

 

 

Fig. 20 - Successione a gradoni dei barbacani. La dimensione delle pietre del muro in primo piano diminuisce progressivamente dal basamento di grandi blocchi in basso fino al livello delle piccole pietre in alto. La disposizione molto stretta delle pietre del paramento ricorda un puzzle. © Sergio Gnesda, 2018

 

 

Fig. 21 - Barbacani, olivi e sulla sinistra, illuminato dal sole, il menik perpendicolare (lato monte). © Sergio Gnesda, 2018.

 

 

6 - Le capanne per uso agricolo

Le capanne contadine in pierta a secco esaminate in questo articolo sono a pianta rettangolare con muri alti circa quanto una persona. Il tetto, ad un'unica falda, è costituito da travicelli ricoperti da tavole che accolgono la copertura in tegole.

Prima della fine del 1800, al posto delle assi di legno, venivano messi fasci di paglia o di vimini strettamente legati tra loro e alle travi sottostanti. In questo modo si otteneva una base robusta, poco costosa, più adatta alle laure in pietra di copertura . Alla fine del 1800, le laure sottili, difficili da trovare, furono sostituite da tegole in terracotta. In questo caso il piano di appoggio era costituito da assi di legno inchiodate alle travi.
 

Le capanne sono piuttosto piccole e si trovano vicino ai campi situati lontano dalle abitazioni. Erano usate per immagazzinare strumenti da lavoro e provviste. Erano un rifugio in caso di pioggia e un luogo di riposo nelle ore più calde. Nella zona della "grande dolina" ve ne sono quattro, tutte molto fatiscenti: tre avevano nicchie all'interno e probabilmente una finestra, la quarta non aveva traccia ne di finestra ne di nicchia.

Dall'altra versante dell'isola ci sono capanne quadrate con il tetto a due versanti molto più grandi. Si trovano ai margini dei villaggi e sono chiamate stale / štale. Si tratta di stalle per asini o per i rarissimi cavalli. Servivano da fienili per erba o fieno e da deposito per i prodotti agricoli
 

Fig. 22 - Ruderi di una capanna per uso agricolo, all’ingresso della grande dolina. © Diana Gnesda, 2018.

 

Localmente le capanne in pietra a secco sono chiamate kùčice (= piccole case, diminutivo croato di koće = case).

 

 

Bibliografia e sitografia

 

http://www.udruga-ulika-cres.hr/hr/Povijest_maslinarstva_na_podrucju_otoka_Cresa.aspx

 

http://mail.google.com/mail/u/0/#inbox/FMfcgzGkXcwpSQDVRzCcHVWQlZpXdFlg

 

Andlar, G., Kremenić, T., Borovičkić, M., Križanić, M. (2015)

Landscape study of the island of Cres, Council of Europe

http://docplayer.net/20788729-Local-development-pilot-project-landscape-study-of-the-island-of-cres.html

 

Andlar G., Kremenić T.,

Self-sustaining agro-pastoral terraced system of the olive groves of the town of Cres - a good practice example – ITLA IV Word Congress, RE- ENCHANTING TERRACES, Canarias, march 2019

 

Bommarco Tarcisio
htp://www.muriaseccodicres.com/chi-siamo/ Josip Kremenić: La spietratura a Cherso calcoli ed ipotesi

 

Jurkota-Rebrović
Contributo alla Ricerca sull’Allevamento Tradizionale di Pecore nell’Isola di Cherso
http://muzejovcarstva.org/wp-content/uploads/2017/09/ovcarstvo.pdf

 

Sergio Gnesda
htp://www.pierreseche.com/mrgar.htm
http://wwfts.altervista.org/wp-content/uploads/2020/07/Intervento-di-Sergio-Gnesda.pdf

 

 

 

Riferimenti da citare :

Sergio Gnesda

 

Manufatti agricoli in pietra a secco sull'isola di Cherso (Croazia) (Drystone-built agricultural structures on the isle of Cres, Croatia)


L'Architecture vernaculaire (en ligne), tome 44-45 (2020-2021)

 

http://www.pierreseche.com/AV_2021_gnesda_italien.htm

 

9 août 2021
 

 

L'autore :

Sergio Gnesda è il vice-presidente del CERAV.

 


 

Per stampare passare alla modalità orizzontale   

 

© CERAV

 

sommaire tome 44-45 (2020-2021)                   page d'accueil                  sommaire site architecture vernaculaire